TSS per fare il punto della situazione! L’esperienza di una Terapia a Seduta Singola in un percorso familiare a lungo termine

TSS per fare il punto della situazione! L’esperienza di una Terapia a Seduta Singola in un percorso familiare a lungo termine

In quanti modi la Terapia a Seduta Singola può trovare la sua efficacia?

Quanti di voi si saranno posti questa domanda nel momento in cui si sono trovati nella condizione di introdurla nella propria pratica professionale, pensando ad esempio di sperimentarla con percorsi già avviati.

Nell’articolo di oggi vi illustreremo proprio come l’utilizzo della TSS possa essere estesa non solo a diversi ambiti d’intervento (es. famiglie, coppie, emergenza), ma possa svolgere anche diverse funzioni, senza perdere il suo valore e efficacia. 

Ma cosa si intende per diverso utilizzo e funzione?

Come abbiamo più volte detto la TSS oltre a poter essere utilizzata come intervento unico in sé, può essere applicata anche in percorsi terapeutici orizzontali (Cannistrà & Pciccirilli, 2018) che prevedono la realizzazione di molteplici incontri singoli e/o intermittenti attraverso i quali ottenere obiettivi specifici, correlati ad esempio a un obiettivo generale.

 

Qual è quindi la specificità che tratteremo oggi?

Obiettivo dell’articolo, quindi, è quello di scoprire come la TSS possa essere utilizzata anche come momento di “messa a punto” di un percorso di terapia a lungo termine, rifacendoci all’esperienza di una terapia a seduta singola familiare svolta presso il Bouverie Centre di Melbourne dalla dottoressa Karen Story, un’assistente sociale e psicoterapeuta specializzata nel lavoro con i minori, gli adolescenti e le famiglie nonché membro dell’Acquired Brain Iniury (ABI) dello stesso centro.

 

Andiamo nel dettaglio!

Il percorso descritto dalla dottoressa riguarda una famiglia conosciuta negli anni dal Bouverie Centre per il trattamento di diverse problematiche a cui è stata proposta durante il percorso la Terapia a Seduta Singola. L’utilizzo della TSS ha incoraggiato la resilienza e la capacità di adattamento del nucleo necessari per gestire le difficoltà sorte in seguito al danno cerebrale permanente subito da uno dei genitori.

 

Perché la dottoressa Story ha scelto di presentare la TSS a una famiglia con così tante necessità?

La scelta è stata fatta per soddisfare le esigenze evolutive dei diversi membri del nucleo che erano stati seguiti da molti anni. In tal modo si è garantito loro uno spazio che seppur “intermittente”, ha continuato ad avere un senso in quanto rappresentativo di un modello di prestazione di un servizio, progettato per essere sensibile alle esigenze di sviluppo della famiglia e delle naturali crisi personali e familiari che essa attraversa.

 

Quali sono stati gli esiti raggiunti dal punto di vista della famiglia?

La famiglia al centro dello studio ha riferito nel follow up di ritenere che il lungo approccio a seduta singola sia molto utile per affrontare i momenti di emergenza in modo tempestivo, impedendo la formazione e lo sviluppo di problemi ancora più seri.

 

Lo studio del caso invece su cosa si è concentrato?

Tre sono stati i quesiti che la dottoressa Story si è posta per lo studio del caso:

  • il problema persistente richiede necessariamente interventi terapeutici a lungo termine (e continui)?
  • le famiglie che hanno tali difficoltà hanno effettivamente bisogno o vogliono una terapia (continua) a lungo termine?
  • può la terapia momento per momento, con ogni sessione discreta e completa in sé, essere significativa e utile per famiglie e individui con condizioni apparentemente irrisolvibili come dell’Acquired Brain Iniury (ABI)?

 

Quali son stati invece gli interventi chiave per ogni sessione singola?

Una volta spiegato il tipo di intervento alla famiglia e terminati i passaggi preliminari per l’avvio della sessione di lavoro, l’intervento a seduta singola viene incentrato su queste tre domande:

  1. qual è il problema principale da affrontare oggi?
  2. qual è il secondo più grande problema?
  3. la domanda di contesto: ci sono altre difficoltà che stai affrontando ora? un’altra versione della domanda è quella “la bacchetta magica”: se la terapia avesse successo, cosa faresti tu e la tua famiglia in modo diverso?

 Alla fine della sessione, invece, si chiederà a ciascun membro della famiglia “qual è l’unica cosa o la cosa principale che porterai via dalla sessione di oggi?”

 

Conclusioni

L’esempio di oggi ci ha potuto mostrare come l’utilizzo della Terapia a Seduta Singola possa assumere diverse finzioni, adattandosi alle reali esigenze delle persone. Partire da queste ultime di queste ultime risulta infatti l’obiettivo fondamentale per condurre un intervento realmente utile e efficace.

 

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).

 

 

 

Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

 

 

Bibliografia

Cannistrà, F. Piccirilli, F. Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Giunti editore, 2018.

Hoyt, M.F., Bobele, M., Slive, A., Young, J., Talmon, M. (2018). Single – Session Therapy by Walk -In or Appointment: Administrative, Clinical, and Supervisory Aspects of One – at- a – Time Services. New York: Routledge.

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Angelica Giannetti