Come condurre una TSS con la famiglia: le linee guida del Bouverie Centre

Come condurre una TSS con la famiglia: le linee guida del Bouverie Centre

Una domanda frequente quando si parla di terapia a Terapia a Seduta Singola è se tale metodo possa essere applicato a tutti gli ambiti di intervento, uno tra questi è quello che riguarda il lavoro con le famiglie.

 

Sebbene il lavoro familiare sia riconosciuto come importante e prezioso, ancora oggi in molti casi viene considerato come un intervento complesso, che per essere svolto necessita di una preparazione specifica, un tempo lungo e molte risorse. Tali convinzioni spesso si trasformano in veri e propri ostacoli sia per i professionisti che per le persone che chiedono aiuto, rinunciando a offrire o a chiedere servizi adeguati alle esigenze delle famiglie.  

 

 

È possibile superare queste barriere?

Nell’articolo di oggi condivideremo le linee guida per la realizzazione di un intervento familiare a seduta singola definite dal Bouvery Centre in Australia, con l’intento di mostrare come sia possibile superare gli ostacoli sopra descritti e orientare i professionisti nell’impostazione di un intervento familiare di breve durata.

 

 

Che cos’è la Single Session Family Consultation (SSFC)?

La Single Session Family Consultation (SSFC) è un processo limitato e strutturato che prevede l’incontro con un cliente e la sua famiglia e si concentra sul raggiungimento di obiettivi realistici e negoziati. È stata sviluppata combinando la consulenza familiare con la terapia a sessione singola (Jewell et al., 2012; Talmon, 2012; Wynne, 1994).

 

 

Vediamo ora le linee guida per lo svolgimento di una Single Session Family Consultation?

Sebbene ogni SSFC sia considerata come completa in sé, è importante che l’incontro non si riduca solo al singolo contatto faccia a faccia con la famiglia, ma che siano compresi nel processo anche i contatti pre e post sessione. In questo senso l’incontro con la famiglia include i seguenti passaggi:

 

  1. Convocazione dei familiari
  2. Conduzione della sessione
  3. Processo di follow-up

 

 

  1. Convocazione dei familiari

In questa fase è fondamentale trattare tutti gli elementi preparatori del processo SSFC, come:

  • spiegare l’SSFC sia al cliente che ai familiari e prepararli per la sessione;
  • verificare chi parteciperà alla sessione, come si svolgerà e cosa verrà discusso.

Nel proporre una SSFC al cliente, è importante informarlo delle motivazioni del coinvolgimento dei familiari, esplorare i pro e i contro di un SSFC e dare un resoconto realistico di ciò che si verifica in genere in una sessione. Contemporaneamente è fondamentale preparare i membri della famiglia, avendo in primo luogo negoziato con il cliente quale membro della famiglia verrà contattato e come ciò dovrà avvenire per evitare che la chiamata per i familiari diventi improvvisa.

 

 

  1. Conduzione di una sessione di consultazione familiare per una singola sessione

Vi sono quattro fasi in una sessione SSFC:

  • Apertura: è fondamentale presentare il ruolo del terapeuta e accogliere tutti i membri separatamente, connettendosi con ognuno di loro; introdurre lo scopo generale della sessione e descriverne il processo (es: spiegare cosa accadrà nella sessione, quali potrebbero essere le questioni importanti, la durata e quali possibili risultati).

 

  • Scoping: è importante ascoltare ogni persona per scoprire ciò che desidera dalla sessione. È spesso utile chiedere il permesso di annotare queste preferenze in modo da poterle restituire alla famiglia dopo aver sentito. Per rendere utile la sessione è necessario concentrarsi su uno o due problemi e laddove possibile, incoraggiare la selezione di argomenti che incidano su tutti i presenti o sui quali tutti i membri della famiglia possano contribuire.

 

  • Risposta: le attività principali di questa fase dipendono dal problema su cui la famiglia e il terapeuta hanno deciso di concentrarsi. Di fondamentale importanza è ascoltare e riconoscere le difficoltà della famiglia, indagando e riflettendo sulle strategie e sui punti di forza esistenti. Assumere una posizione di genuino interesse e curiosità, anche se non si è d’accordo con ciò che viene detto.

 

  • Chiusura: questa fase della sessione può essere utilizzata per chiarire cosa è stato scoperto o realizzato e cosa potrebbe richiedere ulteriori interventi. Raggiungere un accordo su ciò che accadrà dopo è fondamentale, compresi gli accordi per il follow-up telefonico con la famiglia. Questa parte dell’incontro comprende la condivisione dei feedback con tutta la famiglia in modo trasparente.

 

 

  1. Processo di follow-up

La telefonata di follow-up alla famiglia dopo la sessione è la parte finale del processo. Gli obiettivi del follow-up sono tre: chiedere a tutti cosa pensano e sentono rispetto alle questioni discusse; verificare se ci sono domande o dubbi derivanti dalla sessione; pensare insieme alle esigenze del cliente e della famiglia.

 

 

Conclusioni

Dal momento che esistono ricerche importanti che indicano che lavorare con le famiglie al cui interno è presente un membro con problematiche di salute mentale può migliorare sia i risultati per il singolo cliente che diminuire lo stress per i membri della famiglia (Carr, 2009a, 2009b), offrire un intervento familiare breve può rappresentare una valida opportunità per superare quegli ostacoli che spesso hanno visto professionisti e familiari rinunciare a forme di aiuto adeguate, ampliando il raggio di azione del terapeuta e rendendo più accessibile al cliente il servizio.

 

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).

Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

 

 

Bibliografia

Carr, A. (2009a). The effectiveness of family therapy and systemic interventions for adult-focused problems. Journal of Family Therapy(31), 46-74.

Carr, A. (2009b). The effectiveness of family therapy and systemic interventions for child-focused problems. Journal of Family Therapy, 31(1), 3-45. doi: 10.1111/j.1467-6427.2008.00451.x

Jewell, T. C., Smith, A. M., Hoh, B., Ladd, S., Evinger, J., Lamberti, J. S., . . . Salerno, A. J. (2012). Consumer centered family consultation: New York State’s recent efforts to include families and consumers as partners in recovery. American Journal of Psychiatric Rehabilitation, 15(1), 44-60.

Talmon, M. (2012). When less is more: Lessons from 25 years of attempting to maximize the effect of each (and often only) therapeutic encounter. Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, 33(1), 6-14. doi: 10.1017/aft.2012.2

Wynne, L. (1994). The rationale for consultation with the families of schizophrenic patients. Acta Psychiatrica Scandinavica, 90, 125-132.

Young, J. , Riess, C., & O’Hanlon, B. (1998). Get Together FaST Training and Service Development Initiative, Adult Mental Health. Melbourne: The Bouverie Centre, La Trobe University.

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Angelica Giannetti