Supervisione a Seduta Singola

Supervisione a Seduta Singola

Nell’articolo di oggi parleremo della Supervisione integrata con il metodo della Terapia a Seduta Singola. In particolare visualizzeremo il processo di Supervisione a Seduta Singola implementato da Pam Rycroft, psicologa clinica, terapeuta familiare e ricercatrice all’Università La Trobe di Melbourne, in Australia la quale da molti anni si occupa anche della formazione nell’ambito della Terapia a Seduta Singola presso il Bouverie Centre (un’organizzazione integrata di ricerca e pratica che offre servizi alle famiglie, alle organizzazioni e nelle comunità).

Quali sono le funzioni principali della Supervisione?

Nel libro Single Session Therapy by Walk-in or Appointment. Administrative, Clinical, and Supervisory Aspects of One-at-a-Time Services (2018), Pam Rycroft ha dedicato un capitolo alla descrizione del processo di Supervisione a Seduta Singola dal titolo Capturing the Moment in Supervision, spiegando come nel campo della psicoterapia esistono molteplici definizioni di supervisione, così come tante diverse declinazioni dell’attività in base ai contesti di applicazione e agli inquadramenti teorici che ne delineano varie funzioni e ruoli.

Secondo l’autrice in tutte queste definizioni emergono però tre funzioni comuni della supervisione quella normativa, formativa e riparativa (Proctor, 2011) le quali rappresentano rispettivamente i concetti di responsabilità, sviluppo professionale e supporto, tutti elementi generalmente ritenuti essenziali per una buona supervisione clinica.

 

Ma quali aspetti della supervisione recentemente sono stati messi in risalto?

Più recentemente, come sottolineato dalla Rycroft (2018), il processo di apprendimento esperienziale e di riflessione della supervisione è stato ritenuto centrale per la messa in atto delle funzioni sopra descritte.

In questo modo, il lavoro diventa un insegnamento, con il supervisore che facilita il processo di riflessione sul passato e nel presente, per imparare per il futuro. A tal proposito l’autrice utilizza un elenco di quattro funzioni per descrivere tale processo: responsabilità, riflessione, supporto, educazione.

 

Come funziona la Supervisione in questa ottica?

Come ha affermato Carroll (2011), la supervisione riflette sul passato, nel presente, per il futuro, quindi anche se la supervisione continuerà a seguire un processo sequenziale e continuo con un ampio accordo contrattuale, tale accordo però sarà negoziato in ogni singola sessione, in modo che sia il supervisore che il supervisionato possano essere in sintonia con le possibilità di apprendimento fornite nel presente.

 

In tal modo quale funzione della supervisione viene potenziata?

In questo modo la supervisione secondo l’autrice diventa qualcosa di più che “incidentale” e la funzione formativa (o educativa) richiederà da aperte del supervisore una maggiore attenzione agli aspetti di apprendimento in corso o ai momenti “fondamentali” nella “storia” continua del lavoro di quel particolare supervisionato (Rosenbaum, Hoyt e Talmon, 1990; si veda anche Talmon, 1990).

In altre parole, le questioni portate in supervisione saranno sia questioni del momento che opportunità di apprendimento evolutivo continuo.

Quali vantaggi prevede questo modo di procedere nella supervisione?

Negoziando ciò che è importante nel qui e ora in ogni sessione di supervisione, il supervisore può anche tenere d’occhio temi/problemi che si ripetono nel tempo.

Un rischio inerente alla supervisione continua e regolare (come nel lavoro di terapia a lungo termine) è che ci si possa sentire come se i supervisionati fossero conosciuti in tutti i loro aspetti, i loro punti di forza e di debolezza, smettendo di essere pienamente presenti nel momento.

Ma se si procede con la consapevolezza delle infinite possibilità offerte dal resoconto attuale delle storie del lavoro dei supervisionati, si può avere il privilegio di essere testimoni del presente e contemporaneamente essere parte del processo di riflessione che permetterà di apprendere attivamente per il futuro.

Come si sviluppa il processo di Supervisione a Seduta Singola del Bouverie Centre?

Pam Rycroft ricorre a un’analogia musicale per spiegare la struttura e il processo di una sessione di supervisione, la Sonata al chiaro di luna di Beethoven.

Nella sonata divisa in tre parti è prevista una sezione di apertura, l'”Esposizione”, dove viene introdotto il tema centrale nella chiave principale dell’opera. Nella seconda sezione, che corrisponde allo “Sviluppo”, si gioca con il tema, esplorando possibilità armoniche e materiche e sviluppando variazioni; fino all’ultima sezione, il “Riepilogo”, in cui il materiale tematico viene riportato alla sua tonalità originale e risolve qualsiasi materiale proveniente da chiavi diverse, portando anche quello nella tonalità originale.

 

Vediamo ora il processo di supervisione nel dettaglio!

Il formato di supervisione sviluppato comprende nove diverse sezioni, raggruppate in tre parti, in cui il supervisore applica delle competenze specifiche:

  1. Esposizione (impostazione del contesto, ricerca di un focus o tema principale, attenzione a rimanere sul sentiero tracciato);
  2. Sviluppo (la curiosità guida una crescente comprensione dei problemi, delle tentate soluzioni, dei vincoli e delle risorse);
  3. Ricapitolazione (il supervisore riflette suoi pensieri, idee, possibilità e riceve risposta dal cliente, prima di considerare “da dove partire”).

 

Conclusioni

Per concludere l’approccio alla Supervisione sopra descritto mette in luce l’importanza di promuove un dialogo tra supervisore e supervisionato focalizzato su un tema/problema specifico, in cui possono essere esplorate in maniera circolare le quattro funzioni di responsabilità, riflessione, supporto, educazione. Tale processo, come nel caso della Terapia a Seduta Singola, trasforma il singolo incontro in un contesto non solo di supporto e riflessione sulle tematiche attuali, ma in un momento fondamentale di apprendimento per il futuro.

 

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche”. e a uno dei nostri workshop (clicca qui).

 

Angelica Giannetti
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

 

 

Bibliografia

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.

Carroll, M. (2011). Supervision: A journey of lifelong learning. In R. Shohet (Ed.), Supervision as transformation: A passion for learning (pp. 14-28). London Jessica Kingsley Publishers.

Hoyt, M. F., & Talmon, M. (Eds.). (2014). Capturing the moment: Single session therapy and walk-in services. Crown House Publishing Limited.

Rycroft, P. (2018). Capturing the Moment in Supervision. in Michael F.H., Bobele M., Slive A., Young J., Talmon M. (A cura di). Single Session Therapy by Walk-in or Appointment. Administrative, Clinical, and Supervisory Aspects of One-at-a-Time Services. Routuledge.

Proctor, B. (2011). Training for the supervision alliance: attitude, skills and intention. In J.R. Cutcliffe, K. Hyrkäs, & J. Fowler (Eds.), Routledge handbook of clinical supervision: Fundamental international themes. Routledge.

Rosenbaum, R., Hoyt, M.F., & Talmon, M. (1990). The challenge of single-session therapies: Creating pivotal moments. In R.A. Wells & V.J. Giannetti (Eds.), The handbook of brief psychotherapies (pp. 165-189), New York: Plenum Press.

Talmon, M. (1990). Terapia a seduta singola: massimizzare l’effetto del primo (e spesso unico) incontro terapeutico. Jossey-Bass.

 

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Angelica Giannetti