La Terapia a Seduta Singola è cosa vecchia

La terapia a seduta singola è cosa vecchia

Sigmund Freud risolse almeno due casi in un’unica seduta.

Il fatto che possa bastare solo una seduta per risolvere problemi psicologici anche importanti è cosa vecchia, in realtà: si sa da parecchio tempo.

Quando Moshe Talmon (1990) si accorse che una gran quantità di pazienti che pensava essere drop-out in realtà avevano smesso di venire in terapia perché quell’unica seduta gli era bastata, una delle prime cose che fece fu, giustamente, studiare la bibliografia.

Sorpresa: in molti già parlavano di terapie durate una sola seduta.

Infatti, oltre all’ormai consueto single session therapy, oggi come allora si trovano in letteratura altri termini come one-time therapy, short-term therapy o ultra-brief therapy, per indicare terapie di pochissime sedute, spesso solo una.

 

Il paradosso dei paradossi: psicoanalisi a seduta singola

Indovinate chi fu il primo a parlare di una terapia da un solo incontro? Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, da sempre considerata una forma di terapia a lungo (se non lunghissimo) termine.

Come riporta Talmon, durante le sue vacanze sulle Alpi austriache in un’unica seduta Freud curò una paziente chiamata Katharina (Freud & Breuer, 1893). E in seguito raccontò di aver curato l’impotenza del compositore Gustav Mahler durante una sola, lunga passeggiata nei boschi (Freud, 1980).

Ma Freud non fu l’unico psicoanalista a curare pazienti in un’unica seduta. Depressi, ipocondriaci, panicanti e altri ancora furono curati in un’unica sessione da psicoanalisti che “osarono” un po’ più di quanto era concesso dalla rigida ortodossia psicoanalitica del tempo (Alexander & French, 1946; Grotjahn, 1946; Saul, 1951).

Addirittura, tra il 1962 e il 1966, presso la prestigiosa Tavistock Clinic di Londra (roccaforte della psicoanalisi), David Malan e il suo gruppo trattarono con un’unica seduta 45 pazienti con diversi sintomi: depressione, ansia, impotenza, frigidità e altro. Il 51% di essi fu considerato migliorato dal punto di vista sintomatologico, e il 24% anche dal punto di vista psicodinamico. Inoltre, i risultati vennero mantenuti nei follow up da 2 a 9 anni (Malan et al., 1968, 1975).

Studi simili furono una rivoluzione interna alla psicoanalisi, tanto che Seymour Sarason (1988, p. 320), parlando di simili risultati (e in particolare riferendosi al libro di Alexander e French che ne riportava alcuni) disse che questo «fu sconcertante per la comunità degli analisti, professionisti e teorici, come se il Papa avesse annunciato la sua conversione all’Islam o il suo assenso all’aborto.»

Il libro di Alexander e French, che più che sulle terapie a seduta singola si concentra sugli aspetti che potevano abbreviare la durata di una psicoterapia, «divenne presto un libro-tabù in questa comunità» (ibidem). Ed è ancora con i tabù che rischiamo di scontrarci oggi.

 

La Terapia a Seduta Singola oggi

Tutto questo ci fa capire una cosa: la Terapia a Seduta Singola affonda le sue origini negli esordi della psicoterapia. Fin da subito, infatti, furono descritti numerosi casi di terapie da una sola seduta (qui ne abbiamo citata una minima parte) e in breve furono molti a interrogarsi su questo fenomeno. Il merito di Hoyt, Rosenbaum e Talmon fu quello di partire da queste basi già solide per condurre, ormai già trent’anni fa, i primi studi sistematici e volontariamente focalizzati sull’argomento, che delinearono e ampliarono le nostre conoscenze.

Oggi la TSS è adottata da diversi professionisti e da psicoterapeuti di diversi orientamenti teorici (come spiego anche nell’EBook gratuito sulla Terapia a Seduta Singola – clicca qui). A partire dagli studi di Hoyt, Rosenbaum e Talmon (1990), i successi ottenuti in un’unica seduta sono stati sdoganati dall’ambito degli “eventi fortuiti” e si è potuto cominciare a studiarli sistematicamente e a studiare come ottenere il massimo da ogni singolo incontro. I risultati iniziali furono confermati e migliorati, e oggi la Terapia a Seduta Singola è una realtà diffusa oltre che una necessità capace di rispondere alle esigenze del mondo moderno.

La pratica clinica della TSS infatti è utilizzata in tutto il mondo, con attività e ricerche provenienti dai più svariati paesi: Stati Uniti, Canada, Australia, Inghilterra, Norvegia, Messico, Cina… solo per citarne alcuni, e da oggi potremo dire anche Italia

 

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Founder dell’Italian Center
for Single Session Therapy

Se vuoi saperne di più sulla Terapia a Seduta Singola e approfondire il metodo, puoi leggere il nostro link (clicca qui) “Terapia a seduta singola. Principi e pratiche” o partecipare a uno dei nostri workshop (clicca qui).

 

Riferimenti bibliografici

Alexander, F. & French, T.M. (1946). Psychoanalytic Therapy: Principles and Application. New York: Ronald Press.
Freud, S. (1980). Opere, vol. 12. Torino: Bollati Boringhieri.
Freud, S. & Breuer, J. (1893). Casi clinici. In S. Freud, Opere, vol. 1. Torino: Bollati Boringhieri, 1975.
Grotjahn, M. (1946). Case C. In F. Alexander & T.M. French, op. cit.
Hoyt, M.F., Talmon, M. & Rosenbaum, R. (1990). Sixty attemps for planned single session therapy, manoscritto non pubblicato.
Malan, D. H., Bacal, H. A., Heath, E. S. & Balfour, F. H. (1968). Psychodynamic changes in untreated neurotic patients, I. In British Journal of Psychiatry, 114(510), 525 -551.
Malan, D. H. Heath, E. S., Bacal, H. A. & Balfour, F. H. (1975). Psychodynamic changes in untreated neurotic
patients, II: Apparently genuine improvements. In Archives of General Psychiatry, 32(1), 110-126. doi:10.1001/archpsyc.1975.01760190112013
Sarason, S.B. (1988). The making of an American psychologist: an autobiography. San Francisco: Jossey-Bass.
Saul, L.J. (1951). On the value of one or two interviews. In Psychoanalytic Quarterly, vol. 20(4), 613-15.
Talmon, M. (1990). Single Session Therapy. San Francisco: Jossey-Bass (Tr. it. Psicoterapia a seduta singola. Milano: Erickson).

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